La decisione del giudice di concedere la detenzione domiciliare a Pasquale Mosca, 19 anni, coinvolto nello stupro di Caivano ai danni di due cuginette di 10 e 12 anni, ha scatenato un’ondata di indignazione. La sostituzione della detenzione in carcere con i domiciliari, sorvegliati tramite braccialetto elettronico, ha sollevato interrogativi sulla giustizia del sistema.
Il giudice ha motivato la sua decisione sottolineando il contesto territoriale di “profonda incuria e abbandono” in cui si sono verificati gli abusi. L’appartenenza al gruppo criminale dei coinvolti avrebbe favorito gli atti criminosi. Il Gip ritiene che allontanare Mosca da Caivano possa contribuire a interrompere i legami con tale contesto, confidando nella sua capacità di autocontenimento. Questa spiegazione ha sollevato perplessità sulla percezione di giustizia nel caso.
Gli avvocati di Pasquale Mosca hanno avanzato la richiesta di scarcerazione sottolineando le sue precarie condizioni psicofisiche. Hanno dichiarato che il giovane soffre di un ritardo mentale di grado medio con difficoltà di apprendimento, condizioni che si sarebbero aggravate durante la detenzione, portando a uno stato depressivo. La decisione ha suscitato reazioni forti da parte del legale delle vittime, evidenziando la necessità di un sistema giudiziario più attento alle vittime di crimini gravi.
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