Roberto Baggio, confessione choc: “Chiesi a mia madre di ammazzarmi, ecco perchè”

Roberto Baggio, leggenda del calcio, si svela in un’intervista esclusiva con Walter Veltroni per il Corriere della Sera. Il “Divin Codino”, classe 1967, affronta vari temi, tra cui la carenza di veri numeri 10 nel calcio moderno italiano. Baggio esprime la sua nostalgia per l’estro e la fantasia nel gioco, sottolineando l’evolversi del calcio in mano alle tattiche degli allenatori.

Il Cammino e gli Ostacoli: Infortuni e Determinazione

La straordinaria carriera di Baggio, oltre ai successi, è costellata di infortuni, iniziati a soli 18 anni con una grave lesione al ginocchio. Nonostante sei operazioni e numerosi contrattempi, Baggio ha continuato a deliziare il pubblico con le sue giocate. L’ex campione ricorda i momenti difficili dell’infortunio, definendo il ginocchio “un compagno fedele che non mi ha mai lasciato”.

L’Incubo del Rigore e il Patriotismo Calcistico

Tra i ricordi indelebili, Baggio rivive l’incubo del rigore sbagliato nella finale di Coppa del Mondo del 1994 contro il Brasile. Il calciatore confessa il desiderio di “sotterrarsi” dopo quell’errore che gli ha fatto crollare il mondo addosso. Baggio aveva sognato quella partita fin da bambino, desiderando vendicare la sconfitta del 1970. Il rigore mancato ha segnato la sua carriera e la sua anima.

La Nazionale e l’Orgoglio Italiano

Walter Veltroni affronta il tema dell’assenza della nazionale italiana ai Mondiali per due edizioni consecutive. Baggio condivide la stranezza di questa situazione e esprime il suo orgoglio italiano, sottolineando che quando gli italiani sono messi in discussione, danno il meglio di sé. Baggio cita esempi storici come il 1982, il 2006 e il 1994, evidenziando l’invidiabile orgoglio nazionale in tutti gli sport.

Il Coinvolgimento nella FIGC e l’Allontanamento Volontario

Infine, Baggio parla dei suoi due anni nella FIGC e del suo volontario allontanamento dal mondo del calcio. L’ex campione ammette di aver contato meno di “due coppe quando regna bastoni”, descrivendo le divergenze con le idee della Federazione. Baggio aveva proposto un progetto per i giovani, ma le discrepanze hanno portato al suo distacco volontario dal calcio.

L’infortunio

“Era come se mi fosse scoppiato un ginocchio. Un dolore impensabile. Ci sono voluti due anni per tornare a giocare. Ma mi ha segnato per la vita. È stato un compagno fedele, non mi ha mai lasciato». Anche affrontare l’operazione non fu semplice: «Quando mi svegliai e vidi la mia gamba in quello stato dissi a mia madre che, se mi voleva bene, doveva ammazzarmi.

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