Filippo Turetta, la difesa punta a una pena di dieci anni di carcere

Dopo un interrogatorio estenuante che ha coinvolto Filippo Turetta per circa nove ore davanti al pm di Venezia il 1° dicembre, l’incontro tra il ragazzo e i suoi genitori ha rappresentato un passo significativo all’interno del carcere di Verona. Inizialmente, Elisabetta e Nicola Turetta avevano rifiutato di incontrare il figlio, ma alla fine hanno trovato il coraggio di affrontare questo momento.

Colloquio breve ma significativo nel carcere di Verona

L’incontro, della durata di circa un’ora, è stato il primo dopo l’11 novembre, giorno in cui Filippo e la sua ex fidanzata Giulia sono scomparsi. In meno di un mese, la vita dei due giovani e delle rispettive famiglie è stata stravolta da un evento inimmaginabile. I genitori, che pochi giorni fa pensavano di aver cresciuto un ragazzo integro e studioso, ora si trovano di fronte a un figlio accusato di omicidio. Silenzi, abbracci e lacrime hanno caratterizzato questo incontro, culminato con una frase toccante pronunciata da Filippo ai genitori: “Sono sollevato perché non sono solo.”

La difesa: strategie per evitare l’ergastolo

Nel frattempo, mentre si svolgeva questo toccante incontro, il legale di Filippo Turetta stava mettendo in atto una strategia difensiva volta a evitare l’ergastolo per il ragazzo. Dopo le ammissioni di Filippo al pm il venerdì precedente, in cui ha dichiarato di non avere avuto l’intenzione di uccidere la sua ex fidanzata, ma solo di trattenerla in auto, la difesa sta valutando l’ipotesi di omicidio preterintenzionale. Quest’ultima, punibile con una pena dai 10 ai 18 anni di carcere, potrebbe rappresentare una via per il giovane accusato. La strategia difensiva si sta sviluppando nel tentativo di ottenere un’esito meno grave rispetto all’ergastolo, mantenendo una prospettiva di pena più mitigata.