La vicenda del “pandoro-gate” coinvolgente Chiara Ferragni e l’azienda dolciaria Balocco si arricchisce di nuovi sviluppi, con la Procura di Milano che ha aperto un fascicolo il 8 gennaio, iscrivendo nella lista degli indagati l’imprenditrice digitale e l’ad di Balocco, Alessandra Balocco. Al centro delle indagini ci sono le mail scambiate tra il team di Chiara Ferragni e la Balocco nel 2021 riguardanti gli accordi di vendita del Pandoro in edizione Pink Christmas. L’obiettivo è verificare se le mail confermeranno o sgonfieranno l’accusa di truffa aggravata.
Il contenuto delle mail è attualmente segreto e sarà rivelato solo alla chiusura del caso, che si prospetta lungo e complesso. Entrambe le indagate hanno dichiarato di essere serene e pronte a collaborare con la giustizia durante il corso delle indagini.
La vicenda ha avuto inizio con l’Antitrust che ha multato Chiara Ferragni per un milione di euro per pubblicità ingannevole. Successivamente, Guardia di Finanza e Procura di Milano hanno avviato le indagini, che hanno portato all’accusa ufficiale nei confronti di Ferragni e Balocco. Nel mese di dicembre, l’Antitrust aveva reso pubbliche alcune mail scambiate tra le due parti poco prima dell’accordo che avrebbe sancito la collaborazione tra l’influencer e l’azienda dolciaria.
Le mail inviate nel novembre 2022 si concentrano sull’inserire l’argomento “donazioni” nella comunicazione. In particolare, un manager di Balocco evidenzia l’importanza di sottolineare il sostegno al progetto benefico senza menzionare le vendite, per evitare associazioni ingannevoli. In una mail interna, si legge anche un passo critico nei confronti di Chiara Ferragni e del suo team, suggerendo che le vendite servirebbero a coprire un “cachet esorbitante”.
Il team di Chiara Ferragni ha successivamente modificato il comunicato stampa per enfatizzare l’aspetto benefico senza menzionare direttamente le vendite. La Procura di Milano è attualmente l’unica a procedere ufficialmente sul caso, e si prevede che le indagini richiederanno diversi mesi prima di giungere a una conclusione. La vicenda solleva nuovamente interrogativi sul confine tra operazioni commerciali e iniziative benefiche nel mondo degli influencer e delle aziende, alimentando il dibattito sulla trasparenza e l’etica nel settore della pubblicità digitale.
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