Categories: Cronaca

Insegnante in catene in aula di tribunale: è Ilaria Salis, arrestata in Ungheria

Il caso dell’insegnante di 39 anni, Ilaria Salis, arrestata in Ungheria dopo la manifestazione “La Giornata dell’Onore” dell’11 febbraio 2023, sta attirando l’attenzione internazionale. Il padre di Ilaria afferma che sua figlia è trattata “come un animale” e il processo a cui è sottoposta è diventato un caso politico. La donna è accusata di aver partecipato all’aggressione di due neonazisti durante la manifestazione, e il prossimo appuntamento in aula è fissato per il 24 maggio.

Il contesto di quell’11 febbraio vede Ilaria opporsi alla manifestazione neonazista, cercando di contrastarla insieme ad altri attivisti. In seguito a ciò, è stata arrestata con l’accusa di aggressione, rischiando fino a 24 anni di carcere. La Procura ungherese ha richiesto undici anni di reclusione, sostenendo che in alcuni video si noti la “ferocia” con cui gli attivisti avrebbero colpito i neonazisti. Le vittime, tuttavia, riportano solo “ferite lievi”.

La situazione di Ilaria in carcere è stata descritta come estrema e ingiusta. Nell’ingresso in aula, è stata vista con manette ai polsi, ceppi di cuoio ai piedi, e trascinata da una catena da una guardia di sicurezza. Su Change.org è stata lanciata una petizione per la sua liberazione, che ha già raccolto oltre 75.000 firme. La famiglia, gli amici e gli avvocati sono preoccupati per le condizioni di vita di Ilaria, denunciando violenze e prevaricazioni da parte delle autorità carcerarie ungheresi.

Il padre di Ilaria ha dichiarato che la sua famiglia sta cercando di far luce sulla situazione, ma molti politici e giornalisti sembrano ignorare la violazione dei diritti civili in corso. Ilaria è detenuta in condizioni estreme senza processo e con limitati contatti con la famiglia e le autorità italiane.

L’ex presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha sollevato la questione con il ministro degli Esteri ungherese, chiedendo un trattamento rispettoso e alternative alla detenzione. La petizione continua a crescere mentre la famiglia di Ilaria cerca giustizia per la figlia trattata “come un animale” in una situazione che sembra andare oltre la questione delle colpe individuali, sollevando preoccupazioni più ampie sulla qualità dello Stato di diritto in Ungheria.

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Sergio De Napoli

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