Muore precipitando nel vano ascensore per 15 metri, anche la mamma stava per cadere

La morte di Clelia Ditano, una 25enne precipitata nell’ascensore a Fasano, provincia di Brindisi, presenta ancora molti interrogativi. Clelia era tornata a casa verso mezzanotte tra domenica 30 giugno e lunedì 1 luglio, e dopo essere rimasta pochi minuti nel suo appartamento al quarto piano, è uscita portando con sé solo il telefono. Ha atteso l’ascensore, ma quando ha aperto la porta non c’era nessuna cabina, e la ragazza è precipitata per 15 metri sul tettuccio dell’ascensore fermo al primo piano.

Le circostanze della sua uscita immediata e il fatto che nessuno abbia dato l’allarme sollevano dubbi. Su questi dettagli, il padre ha suggerito che la ragazza fosse uscita per salutare amici o recuperare qualcosa dimenticata. L’orario preciso della morte sarà chiarito solo dopo l’autopsia.

Un altro punto cruciale riguarda il malfunzionamento dell’ascensore: le porte si sono aperte nonostante la cabina non fosse al quarto piano. Questo vecchio ascensore, con sistema a corda, era fuori uso dalle 3 di quella notte, come confermato da una residente. La ditta di manutenzione ha dichiarato che tutti i controlli recenti non avevano riscontrato anomalie.

Il padre di Clelia ha raccontato che l’ascensore si bloccava spesso, ma mai in modo così grave. Dopo aver cercato di contattare la figlia e aver scoperto che il telefono si trovava nel vano ascensore, la moglie ha rischiato di cadere nello stesso vuoto, accorgendosi in tempo dell’assenza della cabina.

La Procura di Brindisi ha aperto un’inchiesta e ha sequestrato l’ascensore per ulteriori verifiche. L’autopsia sulla salma di Clelia sarà eseguita per chiarire ulteriori dettagli sulla tragica vicenda.

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