Alessia Pifferi: per la perizia psichiatrica capace di intendere e di volere

Secondo la perizia psichiatrica depositata oggi dalla Corte d’Assise di Milano, Alessia Pifferi era perfettamente in grado di intendere e volere quando lasciò morire di stenti sua figlia Diana di un anno nel luglio del 2022.

La madre 39enne, accusata di omicidio volontario aggravato, ha abbandonato la piccola da sola in casa per sei giorni, con conseguenze fatali. La perizia, firmata dallo psichiatra forense Elvezio Pirfo, nominato dalla Corte presieduta da Ilio Mannucci Pacini, ha rivelato che al momento dei fatti, Alessia Pifferi ha privilegiato i suoi desideri personali rispetto ai doveri materni verso la figlia.

Lo psichiatra ha affermato che Pifferi non presenta disturbi psichiatrici maggiori né gravi disturbi di personalità, ma ha vissuto in un contesto familiare e sociale che ha influenzato il suo funzionamento emotivo, portandola a una dipendenza affettiva dagli altri, in particolare dagli uomini.

Pirfo ha anche evidenziato che Pifferi ha sviluppato alessitimia, cioè incapacità di esprimere emozioni ed empatia verso gli altri, ma ciò non la esclude dal possesso della capacità di intendere e volere al momento dell’atto.

Questa conclusione è in linea con quanto affermato dal pubblico ministero di Milano, Francesco De Tommasi, e dal suo consulente. Di conseguenza, la Pifferi rischia una condanna per ergastolo, poiché non è possibile formulare una prognosi di pericolosità sociale correlata a infermità mentale.

Gli esperti, infatti, hanno ritenuto che Pifferi sia pienamente in grado di partecipare al processo, vista la sua integra funzionalità cognitiva e la comprensione della gravità degli atti compiuti e della situazione giudiziaria che la riguarda.

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