Omicidio Giulia, ecco come i suoi legali cercheranno di evitare l’ergastolo

L’evoluzione del caso Turetta continua a suscitare sconcerto e incredulità, con la nuova strategia difensiva che sta emergendo: l’accusa di omicidio preterintenzionale. Una scelta che ha trovato l’adesione dei genitori di Turetta, che hanno sostenuto questa tesi durante l’incontro con il ragazzo quando ancora era in fuga. Questo nuovo sviluppo sembra essere la direzione presa dalla difesa dopo il riconoscimento che sarà difficile evidenziare un vizio di mente totale o parziale per l’imputato.

Filippo Turetta, accusato dell’omicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin, avrebbe, secondo la difesa, ucciso la giovane dopo che la situazione gli sarebbe sfuggita di mano. L’omicidio preterintenzionale porterebbe a una pena più leggera, compresa tra 10 e 18 anni, rispetto alle condanne più gravi per omicidio volontario, che possono arrivare anche all’ergastolo, soprattutto in presenza di circostanze aggravanti.

Dopo le nove ore di interrogatorio e le 14 ore di esame autoptico sul corpo di Giulia, gli avvocati di Turetta stanno cercando di costruire una narrativa basata su un’escalation di episodi che avrebbero portato all’evento tragico, non pianificato, non previsto. Filippo avrebbe inflitto tra le 25 e le 30 coltellate alla vittima, con una ferita particolare che ha reciso l’arteria basilare nella parte retrostante del collo, provocando uno shock emorragico che ha portato alla morte di Giulia in pochi minuti.

La chiave della strategia difensiva sembra concentrarsi sulle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza di Fossò, quando Turetta inseguiva la vittima. Gli avvocati affermano che Filippo voleva solo bloccare Giulia in quel momento, ma le conseguenze delle sue azioni sono andate oltre le intenzioni. La difesa tenta di negoziare una visione meno intenzionale dell’aggressione, mentre il gip sostiene che l’omicidio fosse “palese” a causa delle modalità dell’aggressione.

Il tentativo di fuga di Giulia e la successiva aggressione da parte di Turetta sono momenti chiave nella ricostruzione degli eventi. Tuttavia, il gip ha specificato che non vi sono margini per sostenere l’omicidio preterintenzionale, sottolineando l’evidenza dell’aggressione. La difesa cerca di giustificare le azioni di Filippo, dichiarando che qualcosa è scattato in lui, e ha perso completamente la testa.

Alcuni elementi sembrano favorire la strategia difensiva di Turetta, come il nastro adesivo apparentemente non utilizzato sulla vittima e la presunta assenza di premeditazione, supportata dal ritrovamento del coltello da 21 centimetri a Vigonovo, anziché quello più grande. Tuttavia, la vicenda continua a sollevare interrogativi sulla responsabilità e sulla giustizia in questo caso drammatico.

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