Alviero Martini: non solo borse e scarpe costate 20 euro e rivendute a 350, anche un morto

L’azienda di alta moda Alvierio Martini spa, celebre per la produzione di borse e scarpe, è stata commissariata su richiesta della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano. L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro e dai pubblici ministeri Paolo Storari e Luisa Baima Bollone, ha rilevato che l’azienda è “ritenuta incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito del ciclo produttivo”. In particolare, si parla di sfruttamento attraverso opifici cinesi, lavoro nero e impiego di lavoratori clandestini.

La decisione di commissariamento è stata presa dalla Sezione misure di prevenzione, gestita da Fabio Roia. Le indagini hanno rivelato che l’azienda non ha mai effettuato ispezioni o audit sulla filiera produttiva per verificare le reali condizioni lavorative e ha massimizzato i profitti esternalizzando la produzione attraverso opifici cinesi che sfruttano manodopera irregolare e clandestina.

Le condizioni di lavoro risultano disumane, con operai pagati in nero e costretti a vivere in dormitori fatiscenti. Le testimonianze degli operai cinesi rivelano pagamenti irrisori e condizioni igieniche al di sotto di ogni “minimo etico”. In molti casi, gli operai lavoravano solo tre ore al giorno, ma le indagini hanno smentito tali affermazioni attraverso accertamenti dei consumi elettrici nei laboratori.

La scoperta di otto opifici cinesi a Milano, Monza e Pavia evidenzia un sistema di produzione che sfrutta condizioni degradanti e pericolose per la salute degli operai. La pratica di esternalizzazione attraverso società terze contribuisce a ridurre i costi, ma a un alto prezzo umano.

Un triste episodio ha evidenziato le tragiche conseguenze di queste condizioni: la morte di un operaio di 26 anni, schiacciato da un macchinario. La società appaltatrice, per camuffare lo status di lavoratore in nero, ha inviato il modello di assunzione ai centri per l’impiego e agli enti contributivi a seguito della sua morte.

L’azienda Alvierio Martini respinge le accuse affermando di avere un codice etico a tutela del lavoro e dei lavoratori, ma le indagini stanno portando alla luce una realtà ben diversa. Nel frattempo, la società si mette a disposizione delle autorità per garantire il rispetto delle norme sul lavoro, affermando di non essere indagata.

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